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Pornografia D'Attore

Provate a pensare ad un retroscena quotidiano, che sia esso uno spogliatoio, uno stanzino o un camerino, dove il privato accantona il pubblico per quel rituale comune di vita che permette all'individuo di emergere nella sua meravigliosa singolarità.

Gentile che stai leggendo questa presentazione, sono io, l'autore-attore dello spettacolo. Nella fase di creazione dello stesso mi sono avvalso della collaborazione di alcune persone fondamentali. Saranno quindi loro a descriverlo, io non posso, io lo faccio, se lo spiego, non è porno.

Fabrizio Paladin - io

C'è un punto della storia in cui il teatro si distacca dal rito religioso, per diventare appunto Teatro. Nello stesso periodo abbiamo le prime testimonianze di Pornografia.

Dopo un paio di millenni, Fabrizio Paladin scrive il sequel di entrambe queste avventure dell'uomo. E lo porta in scena. il risultato è:

90 minuti di... No! così è troppo facile.

80 minuti di durata per un'interpret... No, "durata", si può fraintendere.

80 minuti di sano godimento... No.

80 minuti attraverso i quali entrerete nel... niente, non si riesce a non usare parole senza potenziale doppio senso.

Dietro e davanti le quinte del secondo mestiere più antico del mondo.

Filippo Fossa - Voce Narrator

Provate a pensare ad un retroscena quotidiano, che sia esso uno spogliatoio, uno stanzino o un camerino, dove il privato accantona il pubblico per quel rituale comune di vita che permette all'individuo di emergere nella sua meravigliosa singolarità.

Mille nuovi progetti, pensieri, balletti, smorfie, versi, canti, grattatine, gorgheggi, flatulenze, emozioni, pianti e pacche sulle spalle. Se ne riconoscete la valenza liberatoria, ne sarà altrettanto riconoscibile un aspetto alquanto porno in tutto questo.

Sì. Esatto. Porno. E pensate bene a cosa intendo Poiché se proiettate questo piccolo frammento di vita quotidiana in scena vedrete un attore, che finito il suo spettacolo, mette in azione tutta la sua singolarità proprio come voi nel vostro retroscena, creando un nuovo spettacolo proprio lì, in quel suo privato mondo pubblico nel quale tutto prende vita. Dove pornografia non è rappresentazione di espliciti atti sessuali, ma una concatenazione di sensuali, veri, innovativi, seducenti, personali, pubblici, emozionanti, divertenti ed intellettuali passaggi di folle genialità al quale non potete in alcun modo mancare.

P.S. Consucutio mentalis di non esplicita dispiegazione verbale insita in una stravagante logica razionale propria di geniale grandiosità.

Lasciando a voi le riflessioni.

Buon Divertimento.

Emanuela Cannella - Voce Donna

Cosa succede ad un certo punto alle sinapsi di un uomo che per tutta la vita ha avuto a che fare con il "teatro"?- E' la premessa di questo spettacolo che a suon di gag, dialoghi e situazioni che manco Alice nel Paese delle Meraviglie, proietta il variegato, divertente, caleidoscopico mondo interiore dell'attore come in un viaggio, a tratti lisergico, sospeso tra sogno e realtà e a tratti comico, quando la realtà più concreta e ruspante si confronta con la pratica della vita.

In tutto questo rocambolesco one man show, l'attore si scambia spesso con una figura narrante, interagendo attraverso di essa per dare al pubblico la percezione di ciò che succede nel privato che diventa…pubblico.

Signore e signori, che Pornografia d'attore abbia inizio!

M° Loris Sovernigo - consulenza musicale e supporto logistico.

DICONO DELLO SHOW

Il mestiere d'attore spiato dal buco della serratura. È o non è pornografia?
Giusy Arimatea
28 luglio 2019
Geniale riflessione sul mestiere di attore di Fabrizio Paladin al teatro Dei 3 Mestieri. Replicati artificialmente gli ultimi applausi raccolti a febbraio con "Dr Jekill e Mr Hyde", il drammaturgo, regista, attore di Treviso si rifugia in camerino per gettare finalmente la maschera e piano piano denudare il medesimo professionista che fino a pochi minuti prima calcava le scene. Chi sia davvero l'attore, cosa si celi dietro un mestiere antichissimo che ai giorni nostri si fatica a riconoscere come tale, come possa sopravvivere l'attore in un mondo che monetizza le emozioni e confonde teatro e cabaret sono alcune delle domande cui Paladin prova a rispondere in "Pornografia d'attore". Ed è un titolo azzeccato. Perché, se pure lo spettacolo non induce alcuno stato di eccitazione sessuale e grazie a ciò elude la censura, l'attore protagonista viene ritratto in atteggiamenti così intimi da risultare di fatto pornografici. E del resto non trasuda eros da tutti i pori questo mestiere per egocentrici e vanitosi?
Fabrizio Paladin, egregio rappresentante della categoria, non si pone alcuno scrupolo quando sceglie di svelarne i retroscena: dalle conversazioni telefoniche con la nonna a fine spettacolo, all'affannoso tentativo di spiegare al figlio in cosa consista il lavoro d'attore, alle richieste di direttori artistici o impresari, fino al dialogo più arduo d'ogni individuo: quello con se stesso. E il narratore che si muove tra i meandri delle sinapsi d'attore è, dentro la sua maschera, un omaggio alla commedia dell'arte e contemporaneamente la più felice sintesi delle mille facce del teatro alle quali si conformano le altrettante numerose prove attoriali.
Smisurata presunzione quella dell'attore che frequenta poco i teatri. "Quando c'è uno spettacolo bello io sono in scena". E ancor più evidente nella generazione d'attori degli anni Settanta, quella che nemmeno il Sessantotto ha vissuto, e che ha l'abitudine di andare a fondo alle cose sfumandone semplicemente i contorni. Risultano così esilaranti i provini, le battute nella scomodità del palcoscenico, i pensieri che frullano nella testa a un uomo, ancorché attore, recitando l'Amleto; finanche il tentativo di condividere un monologo che permetta di valicare i confini del mestiere e approdare al campo minato della drammaturgia.
La formula metateatrale dello spettacolo dà modo a Fabrizio Paladin, che peraltro non rinuncia all'usuale interazione col pubblico, di tracciare dapprima lo schizzo del personaggio e poi via via riempirne i vuoti, con quella delicatezza che solo certa comicità ti consente e alla quale soggiace la stessa ferocia alla base dell'interessante operazione. Infaticabile, Paladin è capace di strappare risate contando sui dardi acuti dell'ironia che scaglia il suo arco, uno dopo l'altro.
Dopo gli applausi raccolti alla maniera dell'attore consumato, resta tuttavia l'amarezza che il considerevole spaccato dell'universo d'attore, oggi, inevitabilmente desta. Resta la sincera partecipazione alla fatica di chi ha scelto, con estrema audacia, questo strano mestiere e ha abdicato alle professioni socialmente accettate ed economicamente proficue per "agire", come attesta la radice latina del lemma. Ma agire, si badi bene, in quella maniera bellissima e tradizionalmente necessaria che l'uomo riconosce da millenni e di cui Fabrizio Paladin, marcando le ombre e dissigillando i particolari, ha inteso illuminare l'irresistibile insieme. 

Pornografia d'attore. Istruzioni semiserie per penetrare l'universo straniante attoriale.
Tosi Siragusa
domenica 28 Luglio 2019
Il Teatro dei 3Mestieri prosegue felicemente la sua rassegna estiva, con un cartellone che, se "prima facie" potrebbe apparire leggero, spesso facendo ricorso a forme di teatro/canzone, riesce a garantire sempre e in ogni caso una qualità elevata. Fabrizio Paladin, artista trevigiano di consumata esperienza, anche oltre oceano, ci ha regalato una piece coinvolgente e spedita senza cadute di intensità. Un unico attore, coincidente peraltro con l'autore e il regista, per un insolito spettacolo, che è stato definito – del tutto correttamente si deve ammettere- "ATTO UNICO ED INIMITABILE".
La voce narrante maschile e una voce femminile, a supporto della rappresentazione,ci hanno introdotto a una migliore comprensione della piece, consentendoci una immersione nel mondo straniato del personaggio "osservato". E le voci fuori campo, del narratore e della Donna, sono state, rispettivamente, di Filippo Fossa e Emanuela Cannella. Lo stesso Paladin ha anche composto le musiche e le intense canzoni, ben confacenti al tessuto complessivo, anche accompagnandole alla pianola e alla chitarra. Il punto di domanda che la rappresentazione, fra il serio e il faceto, si è riproposta di indagare, è come si compongono le strutturazioni delle sinapsi di un artista teatrale, segnatamente di un attore, e a ciò si è tentato di trovare risposte attraverso la prospettazione della sua vita interiore: i frequenti scambi di ruolo fra l'interprete e il narratore, che si è inserito nei momenti in cui l'attore è sembrato incorrere – per ragioni artistiche – in momenti di impasse, in uno con le rocambolesche vicende descritte, sovente attraverso vere e proprie gag, anche con flashback, hanno trasportato gli spettatori in un universo sgangherato e scombinato, quello interiore del protagonista – e si è avvertita la corrispondenza autobiografica – lungo un percorso reale e fantastico nel contempo. Gli elementi scenici, davvero essenziali, con un rimando anche a decenni passati, reso attraverso l'uso di una macchina da scrivere e di un telefono datato, attraverso il quale il nostro personaggio ha continuato ad interloquire con la sua arzilla nonnetta, si sono ben inseriti nel contesto complessivo.
La maschera, che ha differenziato e caratterizzato il narratore, è stata una creazione di Carlo Setti e il suo utilizzo è parso significante, volendo riferirsi a prassi, teatrali in questo caso, che indirizzano gli interpreti, forgiando ad esempio la pratica attoriale, che dovrebbe essere vita di finzione, ma che, soprattutto ai nostri tempi, per ammiccare ai presunti desiderata dell'uditorio, diviene invece reale, con il privato che diviene pubblico, e in ciò si potrebbero, a mio avviso, ravvisare veri e propri connotati di pornografia; nell'opera, invece, l'intitolazione trae riferimento dal tentativo, sovente abusato, di catturare più pubblico facendo leva su richiami morbosi.
Gli spettatori, invero numerosi, coinvolti e chiamati in causa a più riprese con innata maestria, hanno mostrato il proprio gradimento attraverso applausi convinti e ripetuti, spesso abilmente sollecitati. Un'apericena, in questo caso con prodotti di rosticceria, ben presentato e con materie prime di buona qualità, ha preceduto la piece, come sempre realizzando un buon valore aggiunto nella combinazione fra cibo e arte.

Testimonianza di uno spettatore

Ma che curiosità, già il titolo "Pornografia d'attore" è tutto un programma ! Di che cosa si tratta, dobbiamo aspettarci di tutto ! Sarà un'orgia ? Sarà uno spettacolo in stile anni '60 come il Living Theatre?
Andiamo a vedere.
Ok, il palco non sembra un bordello, sembra piuttosto uno studio, forse un camerino. Uno specchio sul quale c'è una maschera, un colonna rossa sulla quale è appoggiato un telefono e un pianoforte.
Poi arriva lui, Paladin; si chiama così, Paladin. Ma è il suo vero nome ? Paladin come Paladino, difensore, valoroso, leale, disinteressato! Per estensione si può pensare a Don Chisciotte.
E quando lui prende possesso del palco è un vero paladino! La sua presenza riempie lo spazio. Eccolo con la sua aria da bambino con la barba. Gli occhi, la faccia, il corpo, dal primo instante ci comunicano la sua gioia di essere in scena.
Perché innanzi tutto, Fabrizio Paladin è felice di essere qui, su questo palco. Si diverte per divertirci.
Si tratta semplicemente di un "vero" attore.
Ma perché "pornografia"? Lui lo spiega all'inizio dello spettacolo; ma durante la performance, che sia sotto la maschera o no, che imbracci la chitarra o si sieda al pianoforte, lui c'è, con tutto il suo essere. Anche se di tanto in tanto squilla il telefono sulla scena con la nonna che, preoccupata dal titolo dello show, lo prega di stare attento, lui, l'attore, si mette a "nudo" e lo fa prendendosi i suoi rischi, lasciandosi andare anche in improvvisazioni sul palco.
Uno spettacolo "spettacolare", un attore sublime, Fabrizio Paladin: un paladino difensore del teatro vero. Da non mancare.

09/03/2019
Dimi de Delphes
Attore, regista, docente di teatro, laureato in "estetica dello spettacolo vivente"
dell'Università delle Lettere di Nizza (Francia)